Tutti noi ci troviamo nella quotidianità a risolvere problemi più o meno difficili. Alcune volte i problemi riguardano gli aspetti cognitivi, come quelli, ad esempio, di uno studente che deve affrontare compiti scolastici; altre volte riguardano aspetti relazionali, o invece esistenziali, come ad esempio la scelta di un lavoro o la decisione di un trasferimento. La capacità di problem solving ci aiuta ad affrontare efficacemente le situazioni problematiche in tutti i contesti della nostra vita.
Leggendo gli annunci di lavoro spesso la capacità di problem solving viene considerata come una delle più importanti soft skills.
Cosa si intende per soft skills?
Molti autori dividono le competenze (skills) in cognitive e non cognitive o socioemotive e sono denominate rispettivamente come “hard” quelle relative ai saperi disciplinari codificati e “soft” quelle relative alle risorse della personalità, alla sfera emotiva, motivazionale e alle competenze sociali. Le soft skills sono una parte della categoria più ampia delle competenze trasversali. Molte ricerche e pubblicazioni concordano sull’esigenza, in tutte le professioni, di competenze trasversali, diventate indispensabili per affrontare un futuro che richiede maggiore capacità di utilizzare e saper valorizzare le caratteristiche personali. Tra le sotf skills, il problem solving e la capacità di lavorare in team sono le più ricercate, oltre al saper comunicare, creare e mantenere relazioni, apprendere in maniera continuativa, adattarsi alle diverse situazioni e lavorare in autonomia (cfr. Le competenze. Una mappa per orientarsi, 2017).
Perché il problem solving è una delle competenze più richieste?
Il problem Solving è un valido aiuto perché ci apre a nuovi modi di vedere e affrontare le difficoltà stimolandoci a cambiare prospettiva, a scoprire in noi nuove risorse e lavorare quindi con maggiore efficienza. La persona che possiede la competenza di problem solving riesce a focalizzare l’attenzione sugli aspetti positivi del problema, sa formulare obiettivi e trovare soluzioni tra quelle ipotizzate avendo acquisito un metodo nella raccolta delle informazioni. Questa capacità viene maggiormente valorizzata perché l‘instabilità del lavoro degli ultimi anni richiede alle persone di dimostrare una maggiore autonomia progettuale e di saper gestire sempre più spesso incertezze e criticità, emergenze e conflitti.
Anche nel mondo della scuola, il nuovo approccio alle competenze mette in risalto la capacità di problem solving. The OECD Programme for International Student Assessment (PISA 2012) definisce il problem solving come “la capacità di un individuo di mettere in atto processi cognitivi per comprendere e risolvere situazioni problematiche per le quali il metodo di soluzione non è immediatamente evidente. Questa competenza comprende la volontà di confrontarsi con tali situazioni al fine di realizzare le proprie potenzialità in quanto cittadini riflessivi e con un ruolo costruttivo”. Nel 2015 PISA considera anche il problem solving collaborativo come capacità necessaria nel mondo dell’educazione e nel lavoro. Infatti a partire dal primo decennio degli anni 2000, sia l’Unione Europea sia l’OCSE hanno messo in evidenza le competenze chiave del 21°secolo sottolineando l’importanza per le persone di acquisire la capacità di relazionarsi agli altri in maniera positiva, di cooperare all’interno di un lavoro di squadra e di gestire e risolvere in maniera efficace i conflitti. Nel Rapporto Nazionale si legge:
“Affinché le persone prendano una parte attiva nel gestione e risoluzione positiva di un conflitto, esse dovrebbero essere in grado di analizzare le questioni e gli interessi in gioco, le origini del conflitto e i ragionamenti di tutte le parti, riconoscendo che ci sono possibili soluzioni diverse, identificare le aree di accordo e disaccordo, riformulare il problema e dare delle priorità in termini di bisogni e obiettivi, decidendo quali si vogliono mettere da parte e in quali circostanze”.
La capacità di problem solving si può acquisire? E semmai in che modo?
Certo, si può acquisire! Ecco come:
- Poniti in modo positivo, considera un problema da risolvere come un aspetto normale della vita. Il miglior approccio al problema è cercare di risolverlo. Il miglior modo per trovare una soluzione efficace è avere un approccio sistematico al problema ed evitare un atteggiamento istintivo.
- Impara ad identificare i problemi. Fermati a pensare quando si manifesta il problema, in quali situazioni e con chi. Individua se si tratta di una difficoltà momentanea oppure di un problema vero e proprio.
- Impara a definire degli obiettivi. Una persona priva di obiettivi compie azioni fini a se stesse. Lavora su obiettivi di cambiamento minimo, in questo modo darai avvio ad un processo di cambiamento.
- Individua tutti i tentativi di soluzione possibili. Fai una lista delle possibili soluzioni al problema e valuta per ognuna i pro e i contro. Un buon piano di realizzazione comprende gli obiettivi, le fasi per raggiungerli e i tempi di realizzazione.
- Definisci delle strategie e mettile in pratica. La strategia rappresenta una guida per costruire tattiche specifiche. Essa non è immutabile ma si ri-aggiusta progressivamente. La strategia si cambia se non dà risultati.
- Valuta i risultati. Verifica il risultato alla luce del feedback originato dall’intervento.
La convinzione che non ci siano soluzioni al problema, un atteggiamento impulsivo verso le situazioni, la difficoltà di accettare i cambiamenti, sono ostacoli importanti alla soluzione efficace dei problemi. Al contrario “autostima”, “autoefficacia” e una “buona gestione delle emozioni” sono ingredienti che favoriscono il problem solving.
Per quanto riguarda la declinazione delle competenze uniche di problem solving collaborativo, si riporta quanto riferisce l’Indagine OCSE PISA 2015:
- Stabilire e mantenere una comprensione condivisa: identificare le conoscenze e le prospettive degli altri membri del gruppo e stabilire una visione condivisa degli stati e delle attività del problema.
- Intraprendere l’azione appropriata per risolvere il problema: identificare le attività di tipo collaborativo necessarie a risolvere il problema e metterle in atto per raggiungere la soluzione.
- Stabilire e mantenere l’organizzazione di squadra: capire il proprio ruolo e quello degli altri, seguire le regole per esercitare il proprio ruolo, monitorare l’organizzazione del gruppo e facilitare i cambiamenti richiesti per ottimizzare la performance o per gestire un blocco nella comunicazione o altri ostacoli alla risoluzione del problema.
Lo psicologo, se non viene visto solo come il professionista che si occupa di patologie, ma come colui che promuove il benessere della persona, può essere un valido sostegno sia per potenziare le competenze trasversali (dall’infanzia all’età adulta) sia per capire come meglio utilizzarle e valorizzarle nella formazione, nel lavoro di gruppo e nei diversi contesti lavorativi.
Bibliografia
P. Meazzini: “Pensare bene, fa bene! Introduzione al pensiero positivo” Psicologia e Scuola, n.57 Dicembre –gennaio 1991-1992
L.Boncori, M. Falocco: “Orientamento formativo. Metodo e strumenti”, Edizioni Humanitas, 2017
Fondazione Agnelli: “Le competenze. Una mappa per orientarsi”, Il Mulino, 2018
http://www.invalsi.it/invalsi/ri/pisa2015/doc/probl_solv/Rapporto_nazionale_PSC_dicembre2017.pdf