La scuola è il luogo dove gli studenti trascorrono una buona parte della loro giornata e dei loro anni di vita sperimentando esperienze di crescita, di responsabilità e misurandosi anche con le difficoltà, gli errori ed i momentanei insuccessi.
Dalla Dichiarazione di Salonicco alla Prima Conferenza della Rete europea delle Scuole che promuovono la salute, maggio 1997 si legge:
“Tutti i bambini e i giovani hanno diritto e dovrebbero avere l’opportunità di essere educati in una scuola che promuove la salute. […]La promozione della salute nelle scuole può contribuire in modo significativo all’esperienza educativa di tutti i giovani che in queste scuole vivono e apprendono. Costituisce un investimento sia per l’educazione che per la salute. Queste scuole sono destinate a produrre un impatto sostanziale sulla riduzione delle disuguaglianze sociali, contribuendo alla salute ed al benessere della popolazione nel suo complesso”.
Quando parliamo di salute e benessere abbracciamo una serie di questioni che coinvolgono tutti gli attori della scuola. Parlare di prevenzione e ottenere livelli soddisfacenti di salute e benessere a scuola non è scontato né facile. Di questo ne parliamo con il prof. Carlo Menichini dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Superiore Marco Polo – Ruggero Bonghi di Assisi.
Da quanto tempo ricopre il ruolo di dirigente scolastico?
Dal 2007, questo è il sesto anno.
Pensa che siano cambiate le funzioni del dirigente scolastico negli ultimi anni?
Ogni anno è un po più complicata, ci si può concentrare meno sempre sugli aspetti didattici, dovendo dedicare tempo a quelli burocratici. Però si può anche incidere di più sulle questioni organizzative, e alla fine il saldo è positivo.
In che modo si può parlare di salute e benessere a scuola?
Salute e benessere entrano in gioco in molti aspetti della vita scolastica:
- adeguatezza degli spazi (quantità di aria, luce, riscaldamento);
- gradevolezza degli spazi stessi; cura delle relazioni personali;
- riconoscimento delle qualità delle persone;
- coinvolgimento nei processi decisionali;
- tempi di svolgimento delle attività,
- pause ecc.
Inoltre, salute e benessere sono oggetto di apprendimento: educare a stili di vita salutari è una specie di obbligo morale per la scuola. D’altra parte, parlare di stili di vita salutari e poi costringere i giovani in spazi, tempi e relazioni che creano frustrazione è un assurdo.
C’è una relazione secondo lei tra successo scolastico e benessere?
La relazione è biunivoca: lo studente che vive in modo più salutare ha più probabilità di successo a scuola, e lo studente che ha più successo sta meglio a scuola. E le persone che stanno meglio tendono a fare stare meglio gli altri!
Quali sono le azioni prioritarie necessarie per produrre salute e benessere?
- La prima cosa è intervenire sugli spazi e sui tempi: aule, orari, corridoi ecc. Ci vorrebbero risorse che non ci sono, ma a volte basta poco per trovare volontari per decorare le aule, risistemare la biblioteca, intervenire sugli arredi ecc.
Gli intervalli sono molto importanti. Non si può trascurare la necessità fisiologica per tutti di staccare la spina ogni tanto.
- La seconda è intervenire sulle relazioni tra persone, dare a tutti la possibilità di vedere riconosciuto il proprio ruolo. Le parole chiave, a mio parere, sono scelta, condivisione, ambizione, gioco di squadra.
Gli studenti e gli insegnanti più frustrati sono quelli che vivono la scuola come una fatalità ineludibile, una disgrazia. Invece tutti possono trovare un valore nello stare insieme, e ricostruire il senso di una scelta. Se si sta insieme per scelta, si devono condividere con gli altri i propri obiettivi, le proprie risorse e le proprie difficoltà, con la consapevolezza che solo la collaborazione (il gioco di squadra) aiuta a raggiungere i traguardi. Questo porta a superare il muro tra i giovani e gli adulti, ma non a negare la differenza di ruolo, che anzi è valorizzata. Un esempio: se una studentessa contesta il comportamento di un’insegnante (“ci fa fare cose troppo difficili”) si può o negarle il diritto a intervenire o accettare di discutere. Nel primo caso si genera frustrazione. Nel secondo la scelta dell’insegnante viene spiegata in tutto il suo valore (“se vi facessimo studiare solo cose facili, cosa imparereste mai?”) che si comprende appieno solo se la studentessa riconosce il ruolo del docente (“fidatevi di me come insegnante, accettate la sfida, mettete l’impegno e vedrete che i risultati positivi arriveranno”).
- La terza è promuovere stili di vita sani, ed è la cosa più difficile. La scuola fa formazione, anche con il contributo di amministrazioni locali, associazioni, strutture sanitarie, ma sappiamo che le parole non bastano. Ci vorrebbero scuole più attrezzate, dove gli studenti passano più tempo, mangiano, studiano e fanno sport, ma questo è un sogno….